Il sogno dell’Europa e-fuels e le stazioni di ricarica elettrica: realtà futura o sogno infranto?

Appurato, almeno per ora, che dal 2035 sarà vietato immatricolare le auto a motore endotermico, quei veicoli con i motori che usufruiranno dei carburanti sintetici saranno ancora ammessi. L’Italia ha sperato fino alla fine di far contemplare anche i biocarburanti nella definizione di combustibili neutri, ma per ora non se ne parla.
L’uso di combustibili neutri dal punto di vista delle emissioni riguarda quelli cosiddetti sintetici, la cui produzione per elettrolisi utilizza una quantità sufficiente di Co2 per compensare le emissioni che producono nel loro utilizzo. L’Europa, intanto, si impegna a far conoscere ai Paesi membri in che modo i veicoli alimentati esclusivamente da combustibili sintetici (e-fuels) contribuirebbero agli obiettivi sulle emissioni. Intanto, avanzano altri dossier per favorire il passaggio all’elettrico e tra questi vi è l’installazione entro il 2026 di stazioni di ricarica elettrica per le auto con una potenza di almeno 400 kW almeno ogni 60 km lungo la rete dei corridoi europei e per veicoli a idrogeno ogni 200 chilometri, oltre che nei porti e aeroporti di tutta Europa. Ciò consentirà, secondo l’Ue, la transizione verso un trasporto a zero emissioni e contribuirà all’obiettivo primario di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030.
Ma non solo: tra il 2025 e il 2030 le infrastrutture di ricarica per autovetture e furgoni devono crescere allo stesso ritmo della diffusione dei veicoli, il che significa che per ciascuna autovettura elettrica a batteria immatricolata in uno Stato membro deve essere messa a disposizione una potenza di uscita di 1,3 kW nell’infrastruttura di ricarica accessibile al pubblico, ciò al fine di assicurare entro il 2030 la completa copertura della rete. Insomma, per l’Ue sembra tutto abbastanza facile, per l’Italia sembra difficile ma non irraggiungibile. Di certo la stessa Ue dovrà “aiutare” i Paesi in difficoltà dal punto di vista economico. La transizione energetica passa anche da questo aspetto, e non solo per il nostro Paese.